Panettone Pesca e Cioccolato 1Kg Incartato
Grande specialità, ricca di morbidi pezzi di pesca e gocce di cioccolato fondente.
Albertengo realizza i suoi Panettoni di alta pasticceria con lievito naturale senza conservanti e con ingredienti nobili: una scelta unica che distingue Albertengo dagli altri Panettoni per fragranza e freschezza, consegnata a casa Vostra in un’esclusiva confezione realizzata completamente a mano
La Famiglia Albertengo
I fratelli Livia e Massimo Albertengo, con la mamma e presidente Caterina, guidano, a Torre San Giorgio, in provincia di Cuneo, l’azienda che porta dal 1905 il nome di famiglia. Giorgia e Amedeo, figli di Massimo, stanno ancora studiando ma affiancano già papà e zia.
L’hanno ereditata da papà Domenico, che a sua volta ha raccolto la tradizione del nonno Michele e del bisnonno Giovanni Battista, tutti artigiani dell’arte bianca.
Da piccolo forno di paese qual era a metà dello scorso secolo, oggi Albertengo si è trasformata in una grande azienda moderna che ha fatto tesoro dell’esperienza delle origini.
Il rispetto per le persone, innanzi tutto, e la conoscenza delle materie prime di qualità, delle tecniche e delle lavorazioni hanno reso Albertengo un marchio noto in Italia e all’estero per la produzione dei lievitati da ricorrenza. La mission di Albertengo è da sempre quella di perseguire la qualità a 360 gradi, investendo in ricerca e innovazione e migliorando i prodotti rimanendo fedeli alla tradizione.
Una famiglia di panificatori
Gli Albertengo hanno “le mani in pasta” da circa due secoli. La tradizione non si è mai interrotta: era panettiere il bisnonno di Livia e Massimo, Giovanni Battista, così come i nonni Michele e Lucia.
È stato panettiere il papà, Domenico, che, appreso il mestiere, seppe però intuire la grande trasformazione del secondo Dopoguerra in Italia, quel “miracolo italiano” che portò alla ribalta nazionale un dolce della tradizione locale: il Panettone.
Il Dopoguerra: dal pane ai dolci
La cultura del pane – che era sempre stato prodotto nel laboratorio di Torre San Giorgio con le farine locali, il lievito naturale rinnovato di giorno in giorno nell’impasto e cotto nel forno a legna – fu alla base della svolta all’epoca della ripresa degli anni Cinquanta. Fino a quel momento il pane aveva rappresentato la base della dieta italiana: proprio dal pane il Panettone trae nome e origine.
In pochi anni il consumo di dolci non fu più considerato un voluttuario appannaggio delle classi agiate, ma entrò nella vita quotidiana di molti. Gli Albertengo arricchirono la loro produzione con dolci da forno della tradizione: dapprima torcetti e savoiardi, che venivano caricati al mattino presto sulla Giardinetta di Domenico per essere venduti ai negozi vicini.
L’insegna del negozio cambiò: “Panetteria – Pasticceria di Domenico Albertengo”; si producevano anche biscotti all’uovo, paste lievitate, fette biscottate.
Insieme a Domenico, all’epoca giovanissimo, c’era la moglie Caterina, che lo affiancava e credeva in lui e nei suoi progetti. Ancora oggi, da presidente, Caterina segue con occhio attento le scelte, la crescita dell’azienda e dei nipoti Giorgia e Amedeo, figli di Massimo e futuri eredi della Albertengo.
Anni ’50: dai dolci al panettone
Nell’autunno del 1950, in vista del Natale, Domenico Albertengo iniziò a impastare i primi Panettoni: 300 chili. Si era costruito una macchina apposta per farlo. L’anno successivo, sull’onda del successo dei primi, ne produsse cinque volte tanti, per 1500 chilogrammi complessivi.
Il Panettone piaceva: un articolo de La Domenica del Corriere del 18 dicembre 1960 metteva in luce come tutti i Panettoni che gli italiani mangiavano in un anno (13 milioni di chili), messi uno sopra l’altro, avrebbero raggiunto l’altezza del campanile di Giotto a Firenze. E soprattutto, nella graduatoria del consumo medio annuo nelle varie regioni, il Piemonte conquistava il primo posto (365 grammi pro capite) davanti a Lombardia (311 grammi) e Trentino Alto Adige (309 grammi).
La produzione di Panettoni, fino agli anni Sessanta, si svolse nella vecchia casa del nonno, nel centro di Torre San Giorgio e affiancò la panetteria.
Ma c’era un motto che distingueva Domenico Albertengo: “Nelle processioni o canti o porti la croce, se no ti manca il fiato. Le due cose insieme non le puoi fare”. Insomma, la filosofia di fondo era quella della specializzazione, così nel 1988 la produzione di Panettoni prese il sopravvento e Albertengo divenne un’azienda monoprodotto.
LAVORAZIONE
Rispetto e costanza della qualità artigianale, mantenimento della lavorazione secondo le linee guida della lievitazione naturale nella “camera bianca”, dei tempi necessari di lievitazione e di cottura: in tutti questi anni la produzione si è affinata e modernizzata, ma molte fasi avvengono ancora oggi manualmente, per mantenere un controllo costante. I fornitori delle materie prime sono stati selezionati negli anni e molto raramente cambiano: farine, uova, burro, uvette, canditi, altra frutta. Da questi rapporti di lunga data nasce il “protocollo Albertengo”, che consente un minuzioso controllo di tutta la filiera, una tracciabilità documentata e una eccezionale stabilità dei prodotti. Tutti accorgimenti atti a garantire l’assoluta qualità del prodotto: dall’aspetto al profumo, alla sofficità e al sapore.
Dove nascono le nostre nocciole
Albertengo ha avviato un progetto agricolo per produrre nocciole Piemonte IGP delle Langhe in Alta Langa.
Dal 2012, si è cominciato a mettere insieme i terreni e si è sistemata l’area che oggi è la Tenuta San Giorgio Pian delle Violette a Levice: 14 ettari tutti impiantati a nocciole. Sono 7 mila piante.
La prima raccolta è avvenuta ad agosto 2019. Per produrre la glassa e decorare con nocciole intere il panettone Albertengo si utilizzano solo nocciole dell’Alta Langa prodotte nella azienda di famiglia.
La macinatura della glassa avviene ancora oggi con la lavorazione a pietra.

